Anna Mammola e Daniele Regini vivono a Massa Martana (PG) Italia, Responsabili della Casa di accoglienza Ain Karim. In questo momento in casa sono in 9, dagli 11 ai 55 anni.

La festa volge al termine, salutiamo tutti e abbracciamo gli amici che per noi hanno curato un  pranzo di oltre quattrocento persone. Ci ritroviamo da soli in cucina, con le nostre fedi splendenti e un vortice di emozioni vive nel cuore. Un’occhiata qua e là e i nostri sguardi si incrociano interrogativi: “Che facciamo?”…
Con tanta cura abbiamo cercato di evitare sprechi ed investito perché tutte le stoviglie e ogni accessorio fosse biodegradabile, riutilizzabile o riciclabile. Abbiamo fatto in modo che ogni tavolo fosse provvisto di mestoli di legno costruiti artigianalmente nei mesi precedenti e ovunque abbiamo disseminato cestini per la raccolta differenziata e messaggi sull’attenzione all’ambiente e al creato.
I rifiuti sono tutti mescolati, ciò che avevamo pensato di lavare e riutilizzare è stato gettato…
L’interrogativo si fa sempre più pressante: “Che facciamo? Sono andati via tutti, il messaggio che volevamo dare è stato dato… In fondo è la sera del nostro matrimonio, se buttiamo via tutto non ci vede nessuno..”
A distanza di 10 anni ancora sorridiamo ripensando a quel momento e siamo convinti che lo scatto di coscienza che ci ha portato ad agire quella sera abbia piantato una bandierina sul nostro tragitto e determinato scelte successive nella nostra vita di coppia e di famiglia.
Avendo riconosciuto in noi la chiamata a seguire Gesù nella vocazione specifica della Comunità Papa Giovanni XXIII ancora prima di incontrarci, è stato naturale pensare che la nostra famiglia sarebbe stata aperta all’accoglienza e libera di farsi determinare dai bisogni e dagli eventi.
E così negli anni ci siamo arricchiti di tanti incontri, figli e fratelli tuttora con noi o con cui abbiamo condiviso un pezzo di strada, angeli che abbiamo accompagnato in cielo.

Quando le strade di Dio ci hanno condotto a vivere in Umbria in una casa immersa in una valle di circa trenta ettari di terra, c’è stato un passaggio fondamentale che ha lentamente modificato il nostro stile di vita. Inizialmente, spaventati da tanta abbondanza, abbiamo messo le mani avanti: “Non siamo contadini, non abbiamo mai curato nemmeno un vaso di fiori… e poi dobbiamo pensare ai nostri ragazzi, ai nostri piccoli… non abbiamo sicuramente tempo per occuparci della campagna…”. Era settembre del 2013. Quell’anno la natura ha voluto che i 300 olivi della valle fossero particolarmente generosi, mettendo in discussione le nostre convinzioni e resistenze.
Non pensare di provare ad organizzare la raccolta delle olive strideva con la nostra scelta di vita da poveri e con il grido di giustizia soffocato dai nostri ragionamenti e dalle nostre giustificazioni.
Il sì che abbiamo detto in quei giorni, oltre ad aver rifornito la nostra dispensa e quella di amici e parenti di un olio speciale, ha aperto la strada a molto altro.
Abbiamo iniziato ad attrezzarci per provare a tenere pulito ma rovi ed erbacce erano sempre un passo avanti; ostinarci a contenere la natura era una sfida persa in partenza, dovevamo trovare il modo di  collaborare con essa, in un equilibrio diverso. Quei campi erano pascoli perfetti e gli animali non hanno tardato ad arrivare… conigli, polli, capre, pecore, asini, cavalli, vitelli, maiali…
In questi anni i progetti si sono modificati varie volte determinati anche dalle persone che via via venivano a fare famiglia con noi, in un equilibrio dove davvero potesse esserci spazio per tutti e dove ognuno potesse tirare fuori risorse nascoste in grado di rendere piene, belle e dignitose le proprie giornate.
Ciò che è iniziato per senso di responsabilità è continuato e tuttora vive in scelte di cura, attenzione e sostenibilità da cui non possiamo più prescindere. 
Tutto ciò si nutre anche di sacrificio che chiede di andare aldilà della voglia o dell’entusiasmo ma che ci edifica nella fedeltà generando vita e ci invita a custodire un equilibrio di molteplici relazioni, tra di noi, con l’altro, con gli animali, con l’ambiente che ci circonda.
Siamo chiamati a guardare ogni progetto con lungimiranza e nel suo divenire ma a costruirlo giorno per giorno nel silenzio degli atti più umili in cui scorgere i frutti che verranno.
“Dobbiamo impegnarci nella creazione della giustizia, ciascuno per la sua piccola parte, in tutte le attività quotidiane”… spesso inciampiamo,  non siamo fedeli, scendiamo a compromessi, ma la provocazione di don Oreste ci interpella e ci aiuta a sentirci parte di una realtà più ampia, protagonisti attivi e consapevoli di scelte piccole dalle ricadute globali.
… e il pensiero torna a quella sera d’autunno, a quegli attimi di traballamento, in cui solo l’essere insieme ci ha sostenuti nella coerenza e ha reso leggera quell’ora trascorsa a differenziare, vestiti da sposi,  un furgone pieno di spazzatura.