Estratti dal “Diario di Sandra Sabattini”
14/1/1976
Che bello essere nati, vivere, poter vedere tutto quello che mi circonda; a volte nei momenti di sconforto la odiamo, ma la vita è più che degna di essere vissuta assieme al Signore, vivere se non altro per cambiare questo ancora degradante modo di vivere mio e degli altri. Combattere dunque, contro le avversità.
26/12/1976
L’uomo è alla ricerca di un senso della vita. Che cosa diciamo noi della nostra vita? Che atteggiamento abbiamo di fronte ai fatti o alle persone? A volte siamo della gente rassegnata, che tira facilmente i remi in barca di fronte a fatti che non sappiamo risolvere. L’uomo si scopre schiavo di una società che impone delle lenti che gli fanno vedere il mondo in una data maniera. Il rapporto tra gli uomini è di sfruttamento, soppressione, non di dialogo. La nostra è una società che fabbrica degli emarginati. C’è gente che conta e gente che non conta; è una società delle strutture oppressive.
27/12/1976
[…] Il cristiano chi è? È colui che da Cristo è stato incontrato. Primo momento di incontro: battesimo. Che senso ha il battesimo che abbiamo ricevuto? Se t’incontri con Cristo sei costretto a vedere se ci stai o non ci stai. Cambiare la mentalità, se scegliamo di stare all’incontro con Cristo, vuol dire assumere la verità di Cristo nelle scelte di ogni giorno. Innamorarsi di Cristo non vuol dire metterlo alla fine di ogni discorso, ma in ogni parola del nostro ragionamento.
24/3/1978
[…] Per ora questa testimonianza non ha portato grandi conseguenze nel mio modo di vivere, però sento in me sempre più pesante il fardello di una vita che non è un annuncio, ma è sprecata; sento la tensione di volere, dover cambiare e voglio, devo riuscirci. I segni di questo cambiamento esteriormente potrebbero essere molteplici nella mia vita: sono in una comunità, partecipo nella mia settimana ad alcuni momenti di vita con gli ultimi, certo sono tutti segni esteriori di una esigenza di cambiare modello di vita. Ma questo non è che il primo passo, quello pratico, ora gli altri passi da fare sono quelli a livello interiore, sono quelli che una volta fatti ti senti presa, legata senza via di scampo agli altri, agli ultimi; senti che tutta la tua vita è per il fratello, mentre io sino ad ora sono stata presa solo dalla mia vita, dalle mie preoccupazioni, ero io il centro della mia vita, il resto erano tutti satelliti che gravitavano attorno a me, interessandomi solo marginalmente. È ora che il centro del mio cosmo diventi Cristo e i miei fratelli.
7-8/10/1978
So, sento, che la mia esistenza ha un valore solo se vissuta insieme a Te, solo se Tu mi aiuterai a viverla. Ho chiaro anche in me che Tu mi hai chiamato ad attuare la mia vita coi poveri, cogli ultimi. Non posso passare le mie (o Tue) giornate facendo finta di non conoscere, di non sapere che vi sono altri oltre a me, alla mia cerchia ristretta di benestanti conoscenze; altri che per colpa di quelli come me sono emarginati, esclusi sia materialmente che spiritualmente. Sin qui tutto bene. Capire questo ora non basta, bisogna darsi da fare: cambiare sia dentro di me, che fuori con gli altri, cambiar tono di vita.
[…] Dopo che hai sentito un discorso del genere ti senti responsabile al massimo, senti che non puoi restare indifferente, non puoi tu che hai sentito, capito certe cose non andarlo ad annunciare agli altri, ti senti un peso grosso addosso che ti si alleggerisce solo nella misura in cui tu lo esplichi amando gli altri.
14-15/10/1978
È passata circa una settimana dalla 2 giorni fatta a Zollara; una settimana da quei giorni pieni di preghiera e buone intenzioni per il futuro. In questo lasso di tempo ho cercato di mettere in pratica, nel mio piccolo, ciò che avevo capito, ciò che sentivo dentro me come un desiderio di fare. Non ho fatto nulla di speciale, ma ho tentato di fare del mio meglio nelle piccole cose di ogni giorno. Ho pregato un po’ di più, sono riuscita ad essere, seppur con molti limiti, più disponibile al bisogno degli altri. Ho cercato di richiamarmi in ogni situazione all’umiltà, alla disponibilità. Tutto ciò però, devo ammetterlo, non esente molte volte da compromessi, egoismi e limiti vari. Eppure nonostante ciò che ho tentato di fare sia poco o niente, ho sentito nascere in me una serenità profonda, ho sentito che l’essere col Cristo povero dà la gioia di vivere; a differenza di qualche tempo fa, ho sentito che ogni mia azione non era inutile, ma aveva un senso, un fine ben preciso. La sera quando vado a dormire non mi sento indifferente verso il giorno nuovo che mi aspetta, ma sento di aspettare come un dono il nuovo giorno, un dono con cui riuscire, attraverso mille situazioni, ad avvicinarmi sempre più a Lui.
Estratto da alcuni commenti di don Oreste Benzi contenuti in Pane Quotidiano
Davanti ad ogni situazione, è necessario assumersi la propria responsabilità. Non bisogna lavarsene le mani. Non si può scaricare sugli altri la risposta, o dire in maniera elegante: “Si arrangino”, come fanno i discepoli di fronte alla folla che ha fame (Cfr. Mt 14, 13-21). Gesù è molto deciso: “Date loro voi stessi”, cioè “Scoprite il cuore, spremete le meningi, datevi da fare, non chiudete gli occhi; dopo aver visto, non fate finta di non aver visto”.
Lasciar correre è indifferenza, che vuol dire “non mi interessa niente di te”. Quando l’altro viene da te e non lo ascolti, diventi un irresponsabile. La responsabilità è la capacità di inserirti nell’altro, di sentire il suo pianto, la sua sofferenza, di sentire che lui non riesce a cavarsela da solo. La misericordia nasce da un amore così tenace verso tuo fratello, che si commuove sulla sua miseria, che piange. Bisogna preoccuparsi di salvare il fratello. L’indifferenza non è tollerabile, è peccato!
Molte volte, quasi sempre, quando incontriamo persone in situazioni disperate, diciamo: “Non posso farci nulla” o tutt’al più diamo qualcosa, utile sì ma in realtà è un modo elegante per togliercela dai piedi; così facendo l’ultimo rimane nella sua situazione e noi ce ne liberiamo. Come si può dormire tranquilli quando poveri senza casa dormono per la strada, al freddo? Come ci si può richiudere nella propria casa, quando ci sono migliaia di donne sfruttate per la strada e nei bordelli? L’amore non ci permetta di accomodarci ma ci faccia sentire il grido dei poveri che sale continuamente verso Dio!
Tutto il messaggio di Gesù è sporcarci le mani, è comprometterci. Compromettiamoci anche se ci rimettiamo tutto ciò che è interesse umano: la stima, la gloria, la comodità. Il Signore vuol dirmi che in ogni problema del mio fratello io sono implicato. C’è gente che non sa dove andare a dormire: non dire che si arrangi o che faccia l’ente pubblico, no!
Cinque pani e due pesci: date voi, date voi! Di fronte ad ogni situazione di bisogno, per prima cosa, mossi dallo Spirito Santo che c’immerge nell’amore di Dio, dobbiamo chiederci: “Che cosa posso fare io?”. Non esiste un cristiano che non abbia un suo compito; ognuno ha un ruolo ed è bene che ognuno di noi capisca qual è il compito che ha, quello che deve fare. Non c’è distinzione di importanza perché ogni ruolo edifica il Regno di Dio e porta avanti la missione del Signore. Cosa si chiede soltanto? Che ognuno di noi svolga con serietà il suo compito. Ecco la domanda di oggi: “Qual è la mia parte, di cui mi devo rendere conto, che devo svolgere all’interno della comunità?”.
Se io non compio questa parte all’interno della comunità, derubo i miei fratelli di un qualcosa che è assolutamente necessario. La tua vita, piccola se vuoi, piccola per il mondo, quasi invisibile e insignificante, è invece un qualcosa di unico perché è irripetibile e quello che tu fai nella storia nessun altro mai lo farà. Tu spingi avanti il mondo, tu sei compartecipe della storia di Dio nel mondo, sei artefice della storia. Tenete a mente fratelli miei che il mondo cambia nella misura in cui cambia ognuno di noi!
Non rimandate il problema della salvezza del mondo agli altri! Il mondo cambia nella misura in cui tu cambi. Il mondo diventa fraterno nella misura in cui tu diventi fraterno, vero nella misura in cui tu diventi vero, giusto nella misura in cui tu diventi giusto. Nessuno scarichi sugli altri le proprie responsabilità! Quando non ami trovi mille scuse, ma quando ami trovi tutti i modi per poter sviluppare l’amore. Impegnatevi del tutto, non tiratevi indietro, vi supplico nel Signore!