APRIAMO IL CUORE ALLA BEATITUDINE
“Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città collocata sopra un monte, né si accende una lucerna per metterla sotto il moggio, ma sopra il lucerniere perché faccia luce a tutti quelli che sono nella casa” (Mt 5,14-15)
Vieni Spirito Santo, donaci la consapevolezza di essere luce capace di illuminare questo mondo !
APRIAMO LE ORECCHIE ALLA PAROLA
Dal Libro della Genesi (4,2-9)
Ora Abele era pastore di greggi e Caino lavoratore del suolo. Dopo un certo tempo, Caino offrì frutti del suolo in sacrificio al Signore; anche Abele offrì primogeniti del suo gregge e il loro grasso.
Il Signore gradì Abele e la sua offerta, ma non gradì Caino e la sua offerta. Caino ne fu molto irritato e il suo volto era abbattuto.
Il Signore disse allora a Caino: «Perché sei irritato e perché è abbattuto il tuo volto? Se agisci bene, non dovrai forse tenerlo alto? Ma se non agisci bene, il peccato è accovacciato alla tua porta; verso di te è il suo istinto, ma tu dominalo».
Caino disse al fratello Abele: «Andiamo in campagna!». Mentre erano in campagna, Caino alzò la mano contro il fratello Abele e lo uccise. Allora il Signore disse a Caino: «Dov’è Abele, tuo fratello?». Egli rispose: «Non lo so. Sono forse il custode di mio fratello?».
APRIAMO LA MENTE ALLA VITA
Afferma Papa Francesco: «Proprio in questo caos è quando Dio chiede alla coscienza dell’uomo: “Dov’è Abele tuo fratello?”. E Caino risponde: “Non lo so. Sono forse io il custode di mio fratello?” (Gen 4,9).
Anche a noi è rivolta questa domanda e anche a noi farà bene chiederci: Sono forse io il custode di mio fratello? Sì, tu sei custode di tuo fratello! Essere persona umana significa essere custodi gli uni degli altri! E invece, quando si rompe l’armonia, succede una metamorfosi: il fratello da custodire e da amare diventa l’avversario da combattere, da sopprimere. Quanta violenza viene da quel momento, quanti conflitti, quante guerre hanno segnato la nostra storia! Basta vedere la sofferenza di tanti fratelli e sorelle. Non si tratta di qualcosa di congiunturale, ma questa è la verità: in ogni violenza e in ogni guerra noi facciamo rinascere Caino. Noi tutti! E anche oggi continuiamo questa storia di scontro tra i fratelli, anche oggi alziamo la mano contro chi è nostro fratello, ci lasciamo guidare dagli idoli, dall’egoismo, dai nostri interessi; e questo atteggiamento va avanti, la nostra coscienza si è addormentata, abbiamo reso più sottili le nostre ragioni per giustificarci… come se fosse una cosa normale, continuiamo a seminare distruzione, dolore, morte! La violenza, la guerra portano solo morte, parlano di morte! La violenza e la guerra hanno il linguaggio della morte!».
(Papa Francesco, dal discorso alla Veglia di preghiera per la Pace, San Pietro, 7.09.2013)
APRIAMO LE MANI AL PADRE
Cosa chiediamo oggi, cosa ci può svegliare, cosa ci ci può dare il coraggio di fare “luce a tutti quelli che sono nella casa” ?
APRIAMO LA BOCCA PER RINGRAZIARE
dal Salmo 102
Benedici il Signore, anima mia !
quanto è in me benedica il suo santo nome.
Benedici il Signore, anima mia,
non dimenticare tanti suoi benefici.
Egli perdona tutte le tue colpe,
guarisce tutte le tue malattie;
salva dalla fossa la tua vita,
ti corona di grazia e di misericordia;
egli sazia di beni i tuoi giorni
e tu rinnovi come aquila la tua giovinezza.
Benedici il Signore, anima mia!
APRIAMO IL CUORE ALLA BEATITUDINE
“Beati i miti, perché avranno in eredità la terra” (Mt 5,5)
Vieni Spirito Santo, donaci il coraggio di osare, di cercare nuove strade per custodire il benessere di ogni persona, la cura del creato e lo sviluppo economico di ogni paese, per sradicare dal nostro cuore la logica del più forte.
APRIAMO LE ORECCHIE ALLA PAROLA
Dal Vangelo secondo Matteo (18,23-35)
A proposito, il regno dei cieli è simile a un re che volle fare i conti con i suoi servi. Incominciati i conti, gli fu presentato uno che gli era debitore di diecimila talenti. Non avendo però costui il denaro da restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, con i figli e con quanto possedeva, e saldasse così il debito. Allora quel servo, gettatosi a terra, lo supplicava: Signore, abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa. Impietositosi del servo, il padrone lo lasciò andare e gli condonò il debito. Appena uscito, quel servo trovò un altro servo come lui che gli doveva cento denari e, afferratolo, lo soffocava e diceva: Paga quel che devi! Il suo compagno, gettatosi a terra, lo supplicava dicendo: Abbi pazienza con me e ti rifonderò il debito. Ma egli non volle esaudirlo, andò e lo fece gettare in carcere, fino a che non avesse pagato il debito.
Visto quel che accadeva, gli altri servi furono addolorati e andarono a riferire al loro padrone tutto l’accaduto. Allora il padrone fece chiamare quell’uomo e gli disse: Servo malvagio, io ti ho condonato tutto il debito perché mi hai pregato. Non dovevi forse anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te? E, sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non gli avesse restituito tutto il dovuto. Così anche il mio Padre celeste farà a ciascuno di voi, se non perdonerete di cuore al vostro fratello».
APRIAMO LA MENTE ALLA VITA
Questa è la sintesi dell’essere umano: la realtà di un cuore che cerca Dio impastata con la carne che segue altre logiche! Io sbaglio è quando rinneghiamo una delle due parti valorizzando l’altra; noi invece siamo una cosa sola, e l’armonia tra i due opposti é il compimento di ciò che siamo! Siamo infinito in un po’ di creta, abbiamo il cuore di Dio in un corpo umano, il tutto nel limite! Per questo nessuno deve essere ridotto al suo limite, nessuno definito in una categoria; l’essere umano è amato da Dio ed é costato il sangue di Cristo! Questo è ciò che mette in equilibrio le nostre due anime: ammettere di essere fango impastato di cielo; credere all’amore che Dio ha per noi!
(don Adamo D’Affri)
APRIAMO LE MANI AL PADRE
Cosa chiediamo oggi, cosa ci fa crescere in quella mitezza che non schiaccia, ma da ascolto ai più piccoli, ai deboli, ai senza voce, agli ultimi ?
APRIAMO LA BOCCA PER RINGRAZIARE
dal Salmo 113
Lodate, servi del Signore,
lodate il nome del Signore.
Sia benedetto il nome del Signore,
da ora e per sempre.
Dal sorgere del sole al suo tramonto
sia lodato il nome del Signore.
Chi è come il Signore, nostro Dio,
che siede nell’alto
e si china a guardare
sui cieli e sulla terra?
Solleva dalla polvere il debole,
dall’immondizia rialza il povero,
per farlo sedere tra i prìncipi,
tra i prìncipi del suo popolo.
Fa abitare nella casa la sterile,
come madre gioiosa di figli.
Alleluia!
APRIAMO IL CUORE ALLA BEATITUDINE
“Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati” (Mt 5,4)
Vieni Spirito Santo, donaci il gusto di condividere le nostre qualità per sperimentare la pienezza di scoprirci dono !
APRIAMO LE ORECCHIE ALLA PAROLA
Dal Vangelo di Luca (19,1-10)
Entrato in Gerico, attraversava la città. Ed ecco un uomo di nome Zaccheo, capo dei pubblicani e ricco, cercava di vedere quale fosse Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, poiché era piccolo di statura. Allora corse avanti e, per poterlo vedere, salì su un sicomoro, poiché doveva passare di là. Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: “Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua”. In fretta scese e lo accolse pieno di gioia. Vedendo ciò, tutti mormoravano: “E’ andato ad alloggiare da un peccatore!”. Ma Zaccheo, alzatosi, disse al Signore: “Ecco, Signore, io do la metà dei miei beni ai poveri; e se ho frodato qualcuno, restituisco quattro volte tanto”. Gesù gli rispose: “Oggi la salvezza è entrata in questa casa, perché anch’egli è figlio di Abramo; il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto”.
APRIAMO LA MENTE ALLA VITA
Questo Vangelo propone il bellissimo incontro tra Gesù e Zaccheo. È tutto un gioco di movimenti e di sguardi, molto coinvolgente, ma ciò che è forte é il cambiamento di Zaccheo! Davanti al Signore che chiede di entrare in casa sua a condividere con lui, in Zaccheo emerge una nuova coscienza. Parla di mettere mano ai suoi beni, di restituire, e poi aggiunge quel “se”… “se ho rubato”. Il cammino col Signore ci rivela solo un po’ alla volta tutte le nostre ipocrisie e miserie. Rimanere in quell’amicizia, apre ad un nuovo sentire, un nuovo modo di intendere e di scegliere. Una nuova logica prende dimora in noi, quella dell’amore, del dono di sé, della condivisione: è Dio che si fa carne ancora una volta : gioisci!
don Adamo D’Affri
APRIAMO LE MANI AL PADRE
Cosa chiediamo oggi, cosa consola il pianto di si chiude in sé stesso, cosa ci apre alla vita piena ?
APRIAMO LA BOCCA PER RINGRAZIARE
dal Salmo 139
Signore, tu mi scruti e mi conosci,
tu conosci quando mi siedo e quando mi alzo,
intendi da lontano i miei pensieri,
osservi il mio cammino e il mio riposo,
ti sono note tutte le mie vie.
La mia parola non è ancora sulla lingua
ed ecco, Signore, già la conosci tutta.
Alle spalle e di fronte mi circondi
e poni su di me la tua mano.
Sei tu che hai formato i miei reni
e mi hai tessuto nel grembo di mia madre.
Io ti rendo grazie:
hai fatto di me una meraviglia stupenda;
meravigliose sono le tue opere,
le riconosce pienamente l’anima mia.
Quanto profondi per me i tuoi pensieri,
quanto grande il loro numero, o Dio!
Se volessi contarli, sono più della sabbia.
Scrutami, o Dio, e conosci il mio cuore,
provami e conosci i miei pensieri;
vedi se percorro una via di dolore
e guidami per una via di eternità.
APRIAMO IL CUORE ALLA BEATITUDINE
“Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde sapore, con che cosa lo si renderà salato ?” (Mt 5,13)
Vieni Spirito Santo, insegnaci a cercare non il semplice guadagno, ma il bene comune, e liberaci dalla paura di restare a mani vuote !
APRIAMO LE ORECCHIE ALLA PAROLA
Dal Vangelo secondo Luca (12,16-24.29-31)
Disse poi una parabola: «La campagna di un uomo ricco aveva dato un buon raccolto. Egli ragionava tra sé: Che farò, poiché non ho dove riporre i miei raccolti? E disse: Farò così: demolirò i miei magazzini e ne costruirò di più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni. Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; riposati, mangia, bevi e datti alla gioia.
Ma Dio gli disse: Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato di chi sarà? Così è di chi accumula tesori per sé, e non arricchisce davanti a Dio».
Poi disse ai discepoli: «Per questo io vi dico: Non datevi pensiero per la vostra vita, di quello che mangerete; né per il vostro corpo, come lo vestirete. La vita vale più del cibo e il corpo più del vestito. Guardate i corvi: non seminano e non mietono, non hanno ripostiglio né granaio, e Dio li nutre. Quanto più degli uccelli voi valete! Non cercate perciò che cosa mangerete e berrete, e non state con l’animo in ansia : di tutte queste cose si preoccupa la gente del mondo; ma il Padre vostro sa che ne avete bisogno. Cercate piuttosto il regno di Dio, e queste cose vi saranno date in aggiunta.
APRIAMO LA MENTE ALLA VITA
L’amore “non può sopportare” la mancanza d condivisione. (Papa Francesco, 27 Marzo 2019)
Cambiate vita perché è iniziato un modo nuovo di vivere: è finito il tempo di vivere per sé stessi, è cominciato il tempo di vivere con Dio e per Dio, con gli altri e per gli altri, con amore e per amore. Gesù ripete oggi anche a te: “Coraggio, ti sono vicino, fammi posto e la tua vita cambierà!”. (Papa Francesco, 27.01.2020)
Fino a quando perdurerà la cura di Dio nei confronti dell’uomo? Fino a quando il Signore Gesù, che cammina con noi, avrà cura di noi? Non ci sarà giorno della nostra vita in cui cesseremo di essere una preoccupazione per il cuore di Dio. Qualcuno potrebbe dire: “Ma cosa sta dicendo, lei?!?”. Dico questo: Lui si preoccupa di noi, e cammina con noi. E perché fa questo? Semplicemente perché ci ama. Capito, ci ama! E Dio sicuramente provvederà a tutti i nostri bisogni, non ci abbandonerà nel tempo della prova e del buio. Questa certezza chiede di annidarsi nel nostro animo per non spegnersi mai. Qualcuno la chiama con il nome di “Provvidenza”. Cioè la vicinanza di Dio, l’amore di Dio, il camminare di Dio con noi : Lui provvede alla nostra vita. (Papa Francesco, udienza generale 26.04.2017)
(Papa Francesco, dal discorso alla Veglia di preghiera per la Pace, San Pietro, 7.09.2013)
APRIAMO LE MANI AL PADRE
Cosa chiediamo oggi, cosa da sapore alle nostre relazioni?
APRIAMO LA BOCCA PER RINGRAZIARE
dal Salmo 117
Genti tutte, lodate il Signore,
popoli tutti, cantate la sua lode,
perché forte è il suo amore per noi
e la fedeltà del Signore dura per sempre.
APRIAMO IL CUORE ALLA BEATITUDINE
“Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia” (Mt 5,7)
Vieni Spirito Santo, donaci lo stupore di riconoscerci fratelli!
APRIAMO LE ORECCHIE ALLA PAROLA
Dal Vangelo secondo Matteo (12,46-50)
Mentre egli parlava ancora alla folla, sua madre e i suoi fratelli, stando fuori in disparte, cercavano di parlargli. Qualcuno gli disse: «Ecco di fuori tua madre e i tuoi fratelli che vogliono parlarti». Ed egli, rispondendo a chi lo informava, disse: «Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?». Poi stendendo la mano verso i suoi discepoli disse: «Ecco mia madre ed ecco i miei fratelli; perché chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, questi è per me fratello, sorella e madre».
APRIAMO LA MENTE ALLA VITA
“Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?” mi chiede il Vangelo. Gesù come sempre include, non esclude. Non è una scelta : chi amo e chi no. È un allargare il cuore: se siamo figli dello stesso Padre, allora abbiamo tanti fratelli e tante sorelle.
È scrutare il cuore: chi mi porto dentro?
Non ci siamo scelti ma il Signore ci affida gli uni agli altri.
Chiamati a fare famiglia, senza idealismi ma con il desiderio grande di amarci.
Perdonare, ripartire, cercare il bello nell’altro. Questi sono i verbi che siamo chiamati a
coniugare. Questa è la volontà del Padre nei cieli.
diacono Pierpaolo Flesia
APRIAMO LE MANI AL PADRE
Padre buono, aiutaci a vedere dove ci sentiamo superiori agli altri, dove nascono le nostre pretese e chiusure, cosa ci fa prendere distanze e difese. Cosa ci può dare la libertà di perdonarci ed accoglierci a vicenda?
APRIAMO LA BOCCA PER RINGRAZIARE
dal Salmo 102
Benedici il Signore, anima mia,
quanto è in me benedica il suo santo nome.
Benedici il Signore, anima mia,
non dimenticare tutti i suoi benefici.
Egli perdona tutte le tue colpe,
guarisce tutte le tue infermità,
salva dalla fossa la tua vita,
ti circonda di bontà e misericordia,
sazia di beni la tua vecchiaia,
si rinnova come aquila la tua giovinezza.
Misericordioso e pietoso è il Signore,
lento all’ira e grande nell’amore.
Non è in lite per sempre,
non rimane adirato in eterno.
Non ci tratta secondo i nostri peccati
e non ci ripaga secondo le nostre colpe.
Perché quanto il cielo è alto sulla terra,
così la sua misericordia è potente su quelli che lo temono;
quanto dista l’oriente dall’occidente,
così egli allontana da noi le nostre colpe.
Come è tenero un padre verso i figli,
così il Signore è tenero verso quelli che lo temono,
perché egli sa bene di che siamo plasmati,
ricorda che noi siamo polvere.
Ma l’amore del Signore è da sempre,
per sempre su quelli che lo temono,
Benedici il Signore, anima mia.
APRIAMO IL CUORE ALLA BEATITUDINE
“Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio” (Mt 5,8)
Vieni Spirito Santo, facci riconoscere e valorizzare i doni di ogni fratello!
APRIAMO LE ORECCHIE ALLA PAROLA
Dal Vangelo secondo Matteo (13,3b-9)
E disse: «Ecco, il seminatore uscì a seminare. E mentre seminava una parte del seme cadde sulla strada e vennero gli uccelli e la divorarono. Un’altra parte cadde sul terreno sassoso, dove non c’era molta terra; subito germogliò, perché il terreno non era profondo. Ma, spuntato il sole, restò bruciata e non avendo radici si seccò. Un’altra parte cadde sulle spine e le spine crebbero e la soffocarono. Un’altra parte cadde sulla terra buona e diede frutto, dove il cento, dove il sessanta, dove il trenta. Chi ha orecchi intenda».
APRIAMO LA MENTE ALLA VITA
Ecco, il seminatore uscì a seminare.
Ecco, questo ci basta.
Il Signore semina, ovunque. In terreni non adatti, non pronti.
Contro ogni logica di risultato.
Si aspetta solo che il suo popolo non sia insensibile, duro di orecchi e di cuore.
Si aspetta che il suo terreno, comunque sia, accolga con gioia il suo seme, Lui farà il resto.
Diacono Pierpaolo Flesia
Noi siamo terra, e possiamo portare frutto! Certo, le quattro diverse condizioni, ci fanno scendere nella infedeltà che ci appartiene, ma rimane il fatto che possiamo essere fecondi e generare frutti di vita buona, tutti! Diventare terra buona e feconda, con la certezza di dare sempre frutti e primizie, significa diventare una unica realtà, un unico popolo, un unica famiglia! Se non riusciamo ad essere perfetti perché è impossibile e il Signore lo sa, possiamo scegliere però di essere un popolo che cammina insieme, dove la fede di uno sostiene la fede degli altri!
Don Adamo D’Affri
APRIAMO LE MANI AL PADRE
Cosa mi impedisce di avere un cuore puro, di entrare nello sguardo del Padre che lascia cadere il seme ovunque, perché ovunque porti il trenta, il sessanta, il cento?
APRIAMO LA BOCCA PER RINGRAZIARE
dal Salmo 8
O Signore, Signore nostro,
quanto è mirabile il tuo nome su tutta la terra!
Voglio innalzare sopra i cieli la tua magnificenza,
con la bocca di bambini e di lattanti:
hai posto una difesa contro i tuoi avversari,
per ridurre al silenzio nemici e ribelli.
Quando vedo i tuoi cieli, opera delle tue dita,
la luna e le stelle che tu hai fissato,
che cosa è mai l’uomo perché di lui ti ricordi,
il figlio dell’uomo, perché te ne curi?
Davvero l’hai fatto poco meno di un dio,
di gloria e di onore lo hai coronato.
Gli hai dato potere sulle opere delle tue mani,
tutto hai posto sotto i suoi piedi:
tutte le greggi e gli armenti
e anche le bestie della campagna,
gli uccelli del cielo e i pesci del mare,
ogni essere che percorre le vie dei mari.
O Signore, Signore nostro,
quanto è mirabile il tuo nome su tutta la terra!
APRIAMO IL CUORE ALLA BEATITUDINE
“Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli” (Mt 5,3)
Vieni Spirito Santo, donaci la consapevolezza che tutto è dono da custodire e condividere!
APRIAMO LE ORECCHIE ALLA PAROLA
Dal Vangelo secondo Luca (12,42-48)
«Qual è dunque l’amministratore fedele e saggio, che il Signore porrà a capo della sua servitù, per distribuire a tempo debito la razione di cibo? Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà al suo lavoro. In verità vi dico, lo metterà a capo di tutti i suoi averi. Ma se quel servo dicesse in cuor suo: Il padrone tarda a venire, e cominciasse a percuotere i servi e le serve, a mangiare, a bere e a ubriacarsi, il padrone di quel servo arriverà nel giorno in cui meno se l’aspetta e in un’ora che non sa, e lo punirà severamente e gli infliggerà la sorte che meritano gli infedeli. Il servo che, conoscendo la volontà del padrone, non avrà disposto o agito secondo la sua volontà, riceverà molte percosse; quello invece che, non conoscendola, avrà fatto cose meritevoli di percosse, ne riceverà poche. A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più.
APRIAMO LA MENTE ALLA VITA
Nel primo quadro, l’amministratore esegue fedelmente i suoi compiti e riceve la ricompensa. Nel secondo quadro, l’amministratore abusa della sua autorità e percuote i servi, per cui, al ritorno improvviso del padrone, verrà punito. Questa scena descrive una situazione frequente anche ai nostri giorni: tante ingiustizie, violenze e cattiverie quotidiane nascono dall’idea di comportarci come padroni della vita degli altri. Abbiamo un solo padrone a cui non piace farsi chiamarsi “padrone” ma “Padre”. Noi tutti siamo servi, peccatori e figli: Lui è l’unico Padre.
Come nella parabola il padrone affida ai servi la custodia dei suoi beni, così Dio ha affidato all’uomo, a me, a te, il suo creato perché ciascuno di noi, in fedeltà al suo progetto, sia capace di servirsene senza spadroneggiare ma con l’intento di consegnarlo alle future generazioni perché anch’esse, come noi, ne godano appieno.
Di tutto ciò che compiamo nella nostra vita: progetti, sogni, realizzazioni, relazioni, scelte, un giorno ne dovremo rendere conto, perché non dimentichiamocelo mai siamo di passaggio, siamo amministratori e non padroni.
Papa Francesco, Angelus, 7 agosto 2016
APRIAMO LE MANI AL PADRE
Cosa chiediamo oggi, cosa ci avvicina al regno dei cieli e cosa ci impedisce di condividere ciò che abbiamo con chi ne è privo?
APRIAMO LA BOCCA PER RINGRAZIARE
dal Salmo 34
Benedirò il Signore in ogni tempo,
sulla mia bocca sempre la sua lode.
Io mi glorio nel Signore,
ascoltino gli umili e si rallegrino.
Celebrate con me il Signore,
esaltiamo insieme il suo nome.
Ho cercato il Signore e mi ha risposto
e da ogni timore mi ha liberato.
Guardate a lui e sarete raggianti,
non saranno confusi i vostri volti.
Questo povero grida e il Signore lo ascolta,
lo libera da tutte le sue angosce.
Gustate e vedete quanto è buono il Signore;
beato l’uomo che in lui si rifugia.
Temete il Signore, suoi santi,
nulla manca a coloro che lo temono.
I ricchi impoveriscono e hanno fame,
ma chi cerca il Signore non manca di nulla.
Il Signore è vicino a chi ha il cuore ferito,
egli salva gli spiriti affranti.
APRIAMO IL CUORE ALLA BEATITUDINE
“Beati quelli che hanno fame e sete di giustizia, perché saranno saziati” (Mt 5,6)
Vieni Spirito Santo, donaci di vivere il lavoro quotidiano come possibilità di valorizzare ogni creatura !
APRIAMO LE ORECCHIE ALLA PAROLA
Dal Vangelo secondo Matteo (20,1-16)
Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all’alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna. Accordatosi con i lavoratori per un denaro al giorno, li mandò nella sua vigna. Uscito di nuovo verso le nove del mattino, ne vide altri che se ne stavano sulla piazza disoccupati e disse loro: “Andate anche voi nella vigna e vi darò quello che è giusto”. Ed essi andarono. Poi, uscito ancora verso mezzogiorno e verso le tre, fece lo stesso. Uscito ancora verso le cinque, ne trovò degli altri che se ne stavano là e disse loro: “Perché ve ne state qui tutto il giorno senza far niente?” Essi gli dissero: “Perché nessuno ci ha assunti”. Egli disse loro: “Andate anche voi nella vigna”. Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: “Chiama i lavoratori e dà loro la paga, cominciando dagli ultimi fino ai primi”. Allora vennero quelli delle cinque del pomeriggio e ricevettero un denaro ciascuno.
Venuti i primi, pensavano di ricevere di più; ma ebbero anch’essi un denaro per ciascuno.
Perciò, nel riceverlo, mormoravano contro il padrone di casa dicendo: “Questi ultimi hanno fatto un’ora sola e tu li hai trattati come noi che abbiamo sopportato il peso della giornata e sofferto il caldo”. Ma egli, rispondendo a uno di loro, disse: “Amico, non ti faccio alcun torto; non ti sei accordato con me per un denaro? Prendi il tuo e vattene; ma io voglio dare a quest’ultimo quanto a te. Non posso fare delle mie cose ciò che voglio? Oppure sei invidioso perché io sono buono?” Così gli ultimi saranno primi e i primi ultimi.
APRIAMO LA MENTE ALLA VITA
Gli operai assunti per primi si lamentano, perché si vedono pagati allo stesso modo di quelli che hanno lavorato di meno. Questa “ingiustizia” del padrone serve a provocare, in chi ascolta la parabola, un salto di livello, perché qui Gesù non vuole parlare del problema del lavoro o del giusto salario, ma del Regno di Dio! E il messaggio è questo: nel Regno di Dio non ci sono disoccupati, tutti sono chiamati a fare la loro parte; e per tutti alla fine ci sarà il compenso che viene dalla giustizia divina – non umana, per nostra fortuna! –, cioè la salvezza che Gesù Cristo ci ha acquistato con la sua morte e risurrezione. Una salvezza che non è meritata, ma donata – la salvezza è gratuita -, per cui «gli ultimi saranno primi e i primi, ultimi».
Gesù vuole aprire i nostri cuori alla logica dell’amore del Padre, che è gratuito e generoso. Vuole farci contemplare lo sguardo di quel padrone: lo sguardo con cui vede ognuno degli operai in attesa di lavoro, e li chiama ad andare nella sua vigna, uno sguardo pieno di attenzione, di benevolenza; è uno sguardo che chiama, che invita ad alzarsi, a mettersi in cammino, perché vuole la vita per ognuno di noi, vuole una vita piena, impegnata, salvata dal vuoto e dall’inerzia. Dio che non esclude nessuno e vuole che ciascuno raggiunga la sua pienezza. Questo è l’amore del nostro Dio, del nostro Dio che è Padre.
Papa Francesco, Angelus 24 settembre 2017
APRIAMO LE MANI AL PADRE
Cosa sazia la nostra sete di giustizia, che mondo sogniamo?
APRIAMO LA BOCCA PER RINGRAZIARE
dal Salmo 42
Come la cerva anela
ai corsi d’acqua,
così l’anima mia anela
a te, o Dio.
L’anima mia ha sete di Dio,
del Dio vivente:
quando verrò e vedrò
il volto di Dio?
Perché ti rattristi, anima mia,
perché ti agiti in me?
Spera in Dio: ancora potrò lodarlo,
lui, salvezza del mio volto e mio Dio.
APRIAMO IL CUORE ALLA BEATITUDINE
Beati i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli” (Mt 5,10)
Vieni Spirito Santo, scuotici dall’indifferenza e rendici insopportabile ogni ingiustizia !
APRIAMO LE ORECCHIE ALLA PAROLA
Dal Vangelo secondo Marco (3,1-6)
Entrò di nuovo nella sinagoga. C’era un uomo che aveva una mano inaridita e lo osservavano per vedere se lo guariva in giorno di sabato per poi accusarlo. Egli disse all’uomo che aveva la mano inaridita: «Mettiti nel mezzo!». Poi domandò loro: «E’ lecito in giorno di sabato fare il bene o il male, salvare una vita o toglierla?». Ma essi tacevano. E guardandoli tutt’intorno con indignazione, rattristato per la durezza dei loro cuori, disse a quell’uomo: «Stendi la mano!». La stese e la sua mano fu risanata. E i farisei uscirono subito con gli erodiani e tennero consiglio contro di lui per farlo morire.
APRIAMO LA MENTE ALLA VITA
Perché quando pensiamo a qualcuno nel dolore, nella malattia, siamo già pronti a spostare in avanti lo sguardo verso il suo superamento? In fondo, il dolore, come la malattia, sono parte a tutti gli effetti della vita e non dobbiamo vivere con l’ansia di passarli via. È nella propria passione in fondo, che ogni uomo si apre alla vera libertà; a Colui che ci dice: IO SONO LA RISURREZIONE E LA VITA!
Condividere il dolore, la malattia, ogni forma di paralisi, apre una via alla presenza del Risorto, alle Sue Parole, alla Sua luce, diventando così accessibile! Non scartiamo il tempo della malattia e della fragilità, non lasciamoci vincere dalla paura! Il tempo della prova, dice il Vangelo, è il tempo dell’intimo passeggiare col Padre su questa terra!
don Adamo D’Affri
APRIAMO LE MANI AL PADRE
Che posizione prendo davanti all’ingiustizia? Cosa chiediamo oggi, di nasconderci nel quieto vivere o di vivere col coraggio della verità?
APRIAMO LA BOCCA PER RINGRAZIARE
dal Salmo 85
Sei stato buono, Signore, con la tua terra,
hai ristabilito la sorte di Giacobbe.
Hai perdonato la colpa del tuo popolo,
hai coperto ogni loro peccato.
Amore e verità s’incontreranno,
giustizia e pace si baceranno.
Verità germoglierà dalla terra
e giustizia si affaccerà dal cielo.
Certo, il Signore donerà il suo bene
e la nostra terra darà il suo frutto;
giustizia camminerà davanti a lui:
i suoi passi tracceranno il cammino.
APRIAMO IL CUORE ALLA BEATITUDINE
Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio” (Mt 5,9)
Vieni Spirito Santo, donaci rispetto ed ascolto davanti ad ogni fratello, allenarci al dialogo al di là di ogni differenza e incomprensione.
APRIAMO LE ORECCHIE ALLA PAROLA
Dal Vangelo secondo Matteo (13,24-30)
Un’altra parabola espose loro così: «Il regno dei cieli si può paragonare a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo. Ma mentre tutti dormivano venne il suo nemico, seminò zizzania in mezzo al grano e se ne andò. Quando poi la messe fiorì e fece frutto, ecco apparve anche la zizzania. Allora i servi andarono dal padrone di casa e gli dissero: Padrone, non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene dunque la zizzania? Ed egli rispose loro: Un nemico ha fatto questo. E i servi gli dissero: Vuoi dunque che andiamo a raccoglierla? No, rispose, perché non succeda che, cogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano. Lasciate che l’una e l’altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento della mietitura dirò ai mietitori: Cogliete prima la zizzania e legatela in fastelli per bruciarla; il grano invece riponetelo nel mio granaio.
APRIAMO LA MENTE ALLA VITA
Abbiamo un’idea molto chiara della giustizia. Le aspettative verso gli altri, come dovrebbero comportarsi, sono molto alte. E puntualmente sono disattese. Quante ferite
piccole o grandi ci portiamo dentro?
La zizzania c’è, eccome. In noi è negli altri.
Il metodo di Dio è quello dell’attesa paziente.
Non l’attesa che la zizzania scompaia ma che il grano buono cresca. Verrà il momento della mietitura e allora ci sarà la separazione. Nel frattempo occupiamoci di far crescere il grano buono nel nostro campo. Il Signore penserà agli altri campi.
diacono Pierpaolo Flesia
APRIAMO LE MANI AL PADRE
Dove vedo fratelli e dove nemici? Dove ho bisogno di portare pace?
APRIAMO LA BOCCA PER RINGRAZIARE
dal Salmo 118
Rendete grazie al Signore perché è buono,
perché il suo amore è per sempre.
Dica Israele:
«Il suo amore è per sempre».
Dica la casa di Aronne:
«Il suo amore è per sempre».
Dicano quelli che temono il Signore:
«Il suo amore è per sempre».
La pietra scartata dai costruttori
è divenuta la pietra d’angolo.
Questo è stato fatto dal Signore:
una meraviglia ai nostri occhi.
Questo è il giorno che ha fatto il Signore:
rallegriamoci in esso ed esultiamo!
Sei tu il mio Dio e ti rendo grazie,
sei il mio Dio e ti esalto.
Rendete grazie al Signore, perché è buono,
perché il suo amore è per sempre