La vita comincia a 40 anni, si diceva qualche tempo fa; ora, in maniera più Smart, si dice persino “50 is the new 20”. E così, a 50 anni, mi è stato chiesto di contribuire a dare vita alla prima scuola elementare e media della Comunità Papa Giovanni XXIII. È una storia che viene da lontano, sia la mia, sia quella della “scuola del gratuito”, dalla metà degli anni Novanta.
Allora mia moglie ed io iniziammo l’esperienza della condivisione diretta di vita, e quindi della gratuità, dapprima con esperienze di volontariato, poi aprendo la nostra famiglia all’accoglienza non solo dei nostri figli, ma anche di bambini e adulti in difficoltà. Il nostro percorso ci ha portati a dare vita al “Villaggio della gioia”, realtà pensata per aiutare famiglie in difficoltà e soprattutto per impedire l’allontanamento dei bambini dai loro genitori, preservando il nucleo familiare anche in presenza di problemi relazionali, economici, sociali.
Il “Villaggio della gioia” è uno dei mondi vitali nuovi di cui parlava don Oreste Benzi come luoghi di incarnazione della “società del gratuito”: era sempre la metà degli anni Novanta quando propose questa nuova visione dei rapporti umani, improntati alla centralità della persona ed alla relazione di gratuità e non al profitto ed alla sopraffazione.
Fra gli elementi centrali di questa nuova società dovevano essere la pedagogia e la scuola del gratuito,
dove ogni persona, guardata nella globalità dei suoi aspetti costitutivi, fisici, psicologici
e spirituali, potesse essere accolta e valorizzata nella propria originalità: una scuola in cui sia la Gratuità ad educare e non il profitto.
In 25 anni, varie sono state le esperienze nella scuola, sia statale sia paritaria, che hanno incarnato questa idea, cercando di modificare il sentire comune e tradizionale. Dal 2017 lo si fa anche a Forlì, nella scuola “Don Oreste Benzi”, gestita dalla Comunità Papa Giovanni XXIII. Un primo evidente cambiamento è dato dal superamento del voto. Il voto è un tentativo di misurare, ma che cosa? Il rendimento in una singola prova? la complessità di un percorso personale che per ognuno ha punti di partenza, difficoltà e facilità diverse? Inoltre non c’è il rischio che lo studio venga finalizzato al voto più che alla conoscenza delle cose? Se sono bravo prendo un bel voto e i miei genitori sono contenti poi se dimentico subito quello che avevo imparato non è così grave… Certamente siamo stati tutti abituati ad una scuola in cui il voto era essenziale, ma molto esperienze in paesi europei ed in altri contesti portano a dire che non è questo il cuore dell’insegnamento. Una scuola senza voto è quindi quella che mette al centro il bambino e il ragazzo con le sue capacità e le sue propensioni, è una scuola che non rinuncia alla valutazione, che viene fornita con dei rimandi, dei giudizi in cui l’insegnante spiega di volta in volta al ragazzo quali sono i punti di forza e i punti di debolezza del suo lavoro e del suo apprendimento. Questa valutazione, che è valorizzazione, trova un’applicazione particolare al momento della consegna delle pagelle: non più una serie di numeri per la singola materia, ma una lettera che i docenti, insieme, scrivono ad ogni alunno, una lettera che è momento scritto di un colloquio, di una relazione che dura per l’intero anno o per l’intero ciclo scolastico.
E proprio nella relazione sta il cuore di questa proposta educativa, che non è un metodo, ma uno stile di vita da acquisire piano piano e progressivamente, soprattutto da parte degli adulti che, in vario modo, “fanno la scuola”. Uno stile di vita nonviolento, collaborativo, cooperativo, che trova nei vari metodi di insegnamento la modalità per attuarsi e che a loro dà forma. Il gratuito è quindi il nucleo essenziale, come attesta l’etimologia della parola che riporta al cuore, luogo delle emozioni profonde ma anche delle scelte, del coraggio. Crescere nel progetto della gratuità così intesa e coinvolgere in esso i docenti, le famiglie e tutti coloro che collaborano alla vita della scuola è il cammino davanti a noi, ricordando che Gesù nel vangelo esorta: Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date.
Pensare alla Società ed alla pedagogia del gratuito ricorda le parabole di Gesù sul regno di Dio: il grano viene seminato e lentamente e “gratuitamente” cresce, dove trova un suolo fertile. A noi il compito di preparare il terreno, di seminare e di vegliare.