Estratti dal “Diario di Sandra Sabattini”
7/12/1976
Felicità è fare la gioia altrui, non la propria
27/2/1978
…Credevo di essere sola
e non capivo che Tu eri con me…
Grazie, Signore, di questo mondo, di questa vita, di queste persone, di questa gioia, per una nuova primavera che sorge e che mi vede ancora viva.
Oggi con un paio di scarpe e una bisaccia, se potessi fare il giro del mondo…
Grazie, Signore
Grazie perché ci sei
Perché sei vicino a me
Perché mi metti intorno gente
Così meravigliosa
Perché mi metti in cuore una dolcezza così fantastica
Grazie perché Ti amo
Perché so che Tu mi ami
Perché ti vedo nella mia gente
… nella gente
Grazie Signore
Il sole è ancora pallido
Il cielo appannato
Un passero pigola
E la sua voce si fa grido
Di gioia infinita
Per la mia anima
Che non so
Ma son certa
Che è in cerca di pace
05/01/1981
“Grazie alla vita che mi ha dato tanto…”, grazie perché mi hai dato la gioia di poter vedere campagne, colline, valli accarezzate dal sole, di poter sentire il canto di un uccellino stagliato su un ramo spoglio, nel fantastico cielo del tramonto, di poter provare la sottile pace del silenzio quieto rotto solo dal sibilo del vento che gioca con te, che ti fa volare per una discesa, che ti induce alla lotta in una salita; grazie perché ho sentito la gioia vitale che lentamente di sprigionava in me, perché ho sentito l’amarezza di non essere “sorella” con tutti, perché ho provato dolore per chi per un qualsiasi motivo non poteva godere di quella lieta armonia, grazie perché mi sono sentita in colpa per l’amore che ricevo da tutto e da tutti e che spesso non so ricambiare.
8/8/1981
[…] È l’alba, il sole che sorge, il silenzio, le valli, le strade, le case che si colorano: c’è da scoppiare.
14/10/1981
Sandra, ama ogni cosa che fai. Ama fino in fondo i minuti che vivi, che ti son concessi di vivere. Cerca di sentire la gioia del momento presente, qualunque sia, per non perdere mai la coincidenza.
17/11/1982
“E voi chi dite che io sia?”. Sei uno per cui io voglio dare la vita. Ma perché questo? Perché sento che solo vivendo con Te, per Te e in Te la mia vita è gioia, è piena, è realizzata. Tuttavia da questo dovrebbe venir fuori un modo di vivere “esplosivo”, ”rivoluzionario”, mentre ancora troppe paure mi tengono legata alla mentalità terrena, umana. Ma ce la faremo.
dagli scritti di don Oreste Benzi
La gioia vera
In che cosa consiste la gioia? Di quale gioia ci parla Gesù, quando chiede per noi al Padre (cfr. Gv 17,13) la pienezza della sua gioia? La gioia è l’unità profonda tra quello che ho scelto di essere e quello che sono; la gioia è la manifestazione di uno che vive, che è pienamente nella vita, ed è dono meraviglioso.
Una mamma che ha scelto di essere mamma, tutte le volte che risceglie di essere mamma è nella gioia. Uno studente che ha dei motivi veri per cui ha scelto lo studio, tutte le volte che risceglie quei motivi è nella gioia. Un credente in Cristo che ha incontrato il Signore come il Dio della sua vita, tutte le volte che risceglie quello di cui è ben certo è nella gioia. La gioia quindi è la manifestazione di una profonda unità interiore tra quello che viviamo e quello che abbiamo scelto di essere.
Tutte le mattine io, sacerdote, riscelgo di essere sacerdote. Per essere padre bisogna risceglierlo tutti i giorni, così per essere sacerdote, così per essere figura materna o paterna in una casa famiglia. Io sono nella gioia e ogni giorno riparto nella gioia. Perché? Perché ho quello che cerco, ho cercato e ho trovato. Riscelgo il mio essere sacerdote in Cristo, lo riscelgo e sono quello che ho scelto: allora ho la gioia. Una volta mi hanno chiesto in un convegno di giovani perché fossi diventato prete ed ho risposto: “Non vi dico perché sono diventato prete, ma vi rispondo che divento prete tutti i giorni”. La gioia è propria dell’uomo vivente. Noi che abbiamo trovato il Signore Gesù, e in un modalità molto precisa di vita, tutte le volte che lo riscegliamo e siamo veramente come Cristo povero e servo e condividiamo con gli ultimi, sentiamo una gioia grande nel nostro cuore.
E badate, la gioia è ben distinta dal piacere. L’uomo cerca in tutto e per tutto l’infinito e cerca sempre la gioia, ma la va a cercare dove non c’è, nel piacere. La va a cercare in un maglione nuovo, in un paio di pantaloni, in una macchina; la va a cercare in un applauso, la va a cercare in una lode, la va a cercare in una infinità di altre cose. Ma il piacere senza la gioia è soltanto droga per un momento: non sazia l’anima umana. Per questo c’è tanta gente che cerca sempre nuovi piaceri ed è continuamente avvilita e arrabbiata dentro di sé. Si vede anche tanta gente fare il bene, ma come si rimane male quando coloro che fanno il bene non lo vivono nella gioia. Allora quel qualcosa di meraviglioso e di stupendo che è fare il bene rimane un messaggio incompleto. Se invece tu vivi il bene nella gioia, vivi il tuo Signore, la tua amicizia con Lui, quello che veramente sei in profondità, allora diventi la calamita di Gesù. La gente cerca chi ha la gioia nel cuore perché la gioia è il messaggio, comunicato visibilmente, che quello che tu credi è vivibile, è vita ed è ciò che il mondo davvero attende da te.
dall’omelia del 20/04/1985
Non esiste un uomo che non cerchi la gioia. Ma cos’è la gioia? Ognuno verifichi in se stesso se è vero quello che dico: la gioia è la coincidenza del nostro vivere con il nostro essere. La gioia è l’unità interiore tra il nostro vivere e quello che noi sappiamo che siamo, quello che noi abbiamo scelto di essere. La gioia non è altro che l’espressione di una vita che ha trovato nel concreto di ogni istante quello che cercava.
dalla relazione iniziale alla Due Giorni Generale del 27/04/1985