Gian Paolo Montano, 56 anni, sposato con Paola maggio dal 1987, membro della comunità Papa Giovanni XXIII dal 1993, papà della casa famiglia Santa Maria dell’annunciazione dal 1998.
In casa con noi attualmente ci sono: quattro figli naturali, una figlia disabile adottata, due figli disabili in affidamento, mio nonno di 98 anni.
“Il Pungiglione”: scelte, intuizioni e profezia.
“Io sono il Signore, il tuo Dio, che t’insegna per il tuo bene, che ti guida per la via che devi seguire. “(Is 48,17)
La storia della cooperativa “il Pungiglione”, dimostra quanto è vero questo versetto del profeta Isaia: il Signore ci conduce, noi non sappiamo dove ci vuole portare, fa sorgere le esigenze, crea le coincidenze, guida le nostre intuizioni e ci permette di camminare, passo dopo passo.
Il progetto nasce nel 1998 e si sviluppa in Lunigiana, lembo nord occidentale della Toscana, terra ricca di paesaggi naturali e in cui l’agricoltura intensiva e l’industria pesante non è approdata.
Le attività lavorative si impiantano su una piccola realtà di apicoltura già esistente a livello familiare e si sviluppano andando a produrre e offrire servizi a 360° nella filiera del miele. Nel 2000 si struttura come cooperativa ed entra a far parte del consorzio “Condividere apg23”, organo che raduna tutte le realtà lavorative nate in seno alla Comunità Papa Giovanni XXIII.
La scelta dell’apicoltura ben si integra nel territorio della Lunigiana in quanto essa è una terra vocata all’apicoltura. Ne è dimostrazione il fatto che il miele della Lunigiana è stato il primo miele ad ottenere la certificazione DOP in Italia.
Le api costituiscono un eccezionale indicatore dell’inquinamento e della vivibilità del luogo in cui vivono: se le api muoiono vuol dire che l’ambiente è stato maltrattato, abusato e sono state praticate azioni non più sostenibili. In questo tempo, in cui è diventato una priorità la difesa del creato, l’osservazione delle api ci spinge mettere in discussione i nostri comportamenti abituali e ci induce a ricercare nuovi stili di vita per vivere più sani in armonia con la natura.
“Il Pungiglione” nasce come realtà educante, prima ancora che produttiva, non per creare ricchezza economica, ma per accompagnare persone ferite nel loro percorso di vita. Il lavoro quando è sano diventa una strada educativa privilegiata: anche per questo motivo le scelte che si rendevano necessarie nel portare avanti il progetto dovevano mostrare attenzione verso politiche di gestione etiche, sostenibili e responsabili.
Alcuni esempi di queste scelte sono:
- Contribuire alla diminuzione dell’uso dei combustibili fossili per produrre energia e per ottenere acqua calda installando pannelli solari.
- Nel settore agricolo indirizzarsi verso la produzione di miele certificato biologico e DOP (di origine protetta).
- Nel laboratorio di lavorazione della cera si è dedicato una linea di produzione per il biologico con tecniche ed apparecchiature prime in questo settore.
- Nel settore della falegnameria sono stati abbandonati il più possibile componenti derivati dalla lavorazione di materiale di origine fossile. Inoltre il legname utilizzato è certificato FSC (gestione sostenibile delle foreste).
- La linea di invasettamento e commercializzazione del miele tratta nella quasi sua totalità prodotti di origine certificata biologico o DOP.
Il nostro operare secondo la vocazione impressa da don Oreste Benzi, fondatore della Comunità papa Giovanni XXIII, si è trovato molto in linea con il pensiero di papa Francesco espresso nell’enciclica “Laudato sì”. Ecco che nel capitolo intitolato: cura dell’ambiente e cura dei poveri, papa Francesco parla di “ecologia integrale” così specificata al n. 139: “Data l’ampiezza dei cambiamenti, non è più possibile trovare una risposta specifica e indipendente per ogni singola parte del problema. È fondamentale cercare soluzioni integrali, che considerino le interazioni dei sistemi naturali tra loro e con i sistemi sociali. Non ci sono due crisi separate, una ambientale e un’altra sociale, bensì una sola e complessa crisi socio-ambientale. Le direttrici per la soluzione richiedono un approccio integrale per combattere la povertà, per restituire la dignità agli esclusi e nello stesso tempo per prendersi cura della natura.”
È così che la nostra vocazione di condividere la vita con gli ultimi, ci ha portati a dare ascolto al grido dei poveri che il Signore nel corso di questi anni ci fatto incontrare. Il primo grido ascoltato è di chi veniva dal carcere. Il nostro impegno è stato nel far uscire i carcerati dalle case di reclusione per accoglierli nelle nostre case e poi dare inizio all’esperienza del CEC (comunità educante per i carcerati). Poi è stata la volta del grido delle donne schiavizzate sulle strade del sesso. Intanto i servizi sociali di zona ci chiedevano di rispondere al bisogno di persone disagiate o disabili o malate psichicamente. Infine abbiamo accolto il grido dei migranti costretti a scappare dalle loro terre di origine per tentare di riprendersi ciò che gli era stato rubato. A tutte queste persone abbiamo tentato di dare ascolto cercando di individuare i loro bisogni, offrendo un tetto sicuro, un piatto di cibo, un avvio ad un lavoro onesto ed un cuore disponibile.
Tanto è stato fatto in questi anni sul fronte di creare un lavoro onesto e sostenibile, molto si deve ancora fare per rendere il lavoro libero e liberante. Purtroppo diverse scelte vengono ancora condizionate dal mercato globale: spesso la produzione che si è chiamati ad offrire dipende da leggi di domanda in un mercato cinico e perverso. Inoltre i servizi che dobbiamo offrire dipendono dal riconoscimento istituzionale, e spesso questi non coincidono con i bisogni reali delle persone.
Un altro indice discutibile che tanto ci condiziona è quello della crescita del fatturato: per il mercato un’economia è sana se si mantiene in continua crescita. Ma questo sistema presuppone un aumento continuo della produzione contando sull’aumento dei consumi, condizione sempre più insostenibile perché generante spreco e scarto.
Insieme ad altri enti ed associazioni, sempre tenendo l’orecchio teso all’ascolto del grido dei poveri e degli ultimi, abbiamo iniziato a fare rete per cercare di individuare nuove forme di economia più rispettose della Casa comune in cui abitiamo: la Terra. I tavoli sono diversi e portano il nome di: economia di condivisione, prophetic economy, gruppi Laudato sì, ….
Chissà che non arrivino nuove occasioni od intuizioni che ci portino a sperimentare nuovi stili di vita ed un nuovo modo di trovare sostentamento dal nostro lavoro?
Lo intravedo come via di speranza per tanti giovani in ricerca!